Archive for Margarita

Volti di Margarita

Quando ricordo la mia infanzia, un velo di nebbia avvolge le immagini di per sé sfuocate, che scorrono rapide nella mia mente. Per ogni sequenza, però, avverto nitido il sapore dolce o amaro di quel momento. Non solo. Mentre mi rivedo saltellare spensierata per le strade del mio paese natale, mi riaffiora netta la memoria di volti che imprescindibilmente legherò per sempre a quel luogo e a quel tempo. Non si tratta di persone che hanno accompagnato la mia esistenza, ma semplicemente di volti che hanno reso caratteristico un passaggio di questa. Credo che per ciascuno di noi ci siano fisionomie che caratterizzano un luogo, immagini che inevitabilmente accostiamo a una città o a un ricordo, visi indimenticabili che ci suggestionano e si fondono con un paesaggio. Anche per Margarita vale lo stesso. Non vi racconterò delle persone che amo di più su quest’isola, ma dei soggetti che per me la descrivono. Ritratti di personalità che, quando sarò lontana, mi faranno scorgete un accenno di somiglianza in qualcun altro e il mio pensiero indugerà tra le vie di questo ‘mio’ pezzetto di Venezuela…

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Lui è Don Queso, il signore dei formaggi: occhi chiari che si perdono in un volto scuro e corpulento, ma che guardano il mondo con attenzione, proiettando forza e rigore di carattere. Un uomo apparentemente tenebroso, che si è sciolto in un sorriso dolcissimo, quando gli ho chiesto se potevo fargli una fotografia. Nei giorni feriali, di mattina, monta il proprio banco a lato della strada che porta alla Playa de la Caracola. I suoi sono formaggi eccellenti, di ottima qualità. Con serietà e franchezza ti conduce sulla scelta da operare. Il suo fiore all’occhiello è il ‘de mano’, una forma di formaggio bassa e rotonda, simile a una torta, dall’inconfondibile retrogusto di mozzarella. Da provare!

 

imageLei è Wendy, la mia ortolana di fiducia. Da lei si recano decine e decine di persone per acquistare la frutta e la verdura migliore. Non è la classica persona solare, quella che ti fa simpatia al primo sguardo, ma concedile il beneficio di un complimento o di una buona parola e ti restituirà cortesia. Dispone la mercanzia al lato di una delle strade d’accesso principali della città, al finale della Bolivar e a Porlamar è molto conosciuta. È una tizia alla mano, una lavoratrice instancabile, che ama la schiettezza e odia chi le chiede un frutto fuori stagione o d’importazione. Quindi, attenzione alle richieste che le fate, perché il suo modo di esprimersi senza filtri, a volte le fa dire cose che sarebbe meglio non udire…

imageLui invece è Jhonny, il venditore di cappelli. Si trova su un angolo della Santiago Mariño. Difficilmente lo si vede in piedi a promuovere la sua mercanzia. Rimane ore e ore seduto al lato del suo banchetto, all’ombra, immerso nella lettura del testo sacro per eccellenza: la Bibbia. Di tanto in tanto alza gli occhi neri per recitarne un verso e poi ritorna con lo sguardo sulle pagine che appaiono pallide pallide tra le sue mani. La sera richiude il banchetto, che con poche e semplici manovre si trasforma in un carretto e, riponendo il suo libro preferito in una tasca, lentamente fa rientro a casa, trascinando il suo piccolo negozio su ruote. È una presenza discreta, un uomo semplice che trascorre ogni sua giornata tra letture sacre e lavoro, ma basta avvicinarsi a lui con un sorriso, per vedere la luce sul suo volto. Il classico margaritegno che conosco solo di vista, ma per cui non si può fare a meno di provare affetto.

imageQuest’uomo è quello che Aurora chiama ‘el abuelo del jugo de naranja’ cioè il nonno del succo d’arancia. Si posiziona all’imbocco della prima Bulevard, nel cuore del centro storico di Porlamar. Ogni sua piccola ruga racconta la dolcezza e la vitalità di un uomo capace di donare poesia e dignità a una professione così umile. Compie ogni gesto con una precisione e una cura tali che, chi lo osserva, rimane incantato, piacevolmente sorpreso e ammirato dalla passione che dedica al suo lavoro. Da un carrello apparentemente anonimo sceglie le arance migliori, le taglia con lentezza, affondando il coltello nel centro esatto, per ottenere due parti perfettamente uguali. Non le scaraventa nella cesta, come fanno molti altri che si occupano di questo, ma le appoggia, come se temesse di fargli male. Poi, una a una le mette nello spremitore e con energia, sorridendo al cliente in attesa, abbassa la leva per spremerne il succo. Ti riempie il bicchiere fino all’orlo e, se lo bevi velocemente, si affretta a riempirtelo di nuovo. Una sferzata di vitamine all’ennesima potenza! Un incontro che non potete assolutamente perdere!

imageDi questa donna invece non conosco il nome. Per me è la signora dei fiori. Vende la frutta in centro, anche lei posizionata al lato di una Bulevard, poco distante dalla piazza principale. Il suo originalissimo cappello formato da fiori freschi recisi e sistemati tra i capelli la rende insolitamente straordinaria. I solchi intorno agli occhi e alle labbra raccontano un vissuto che ha lasciato la gioventù alle spalle da parecchio tempo, ma il trucco vistoso e i colori vivaci del suo abbigliamento dicono chiaramente quanto sia forte in lei lo spirito di chi non ha affatto rinunciato a vivere. È il volto rappresentativo della femminilità venezuelana, l’atteggiamento indomabile e fiero di chi non si concede al passaggio del tempo, di chi non si arrende facilmente alla vecchiaia, ma urla al mondo con forza che la bellezza non conosce età.

imageInfine c’è lui. In verità non so chi sia, è solo uno tra le molte ‘guardias del pueblo’, uomini in divisa militare che sorvegliano la città, cercando di renderla più sicura. L’ho fotografato perché, a differenza degli altri, me l’ha chiesto proprio lui. Mentre cercavo uno scatto della città, allungando il telefono dall’interno dell’auto con il finestrino abbassato, lui si è alzato in piedi e mi ha detto che voleva essere ripreso nella foto. Come potevo dirgli di no? Un gesto di simpatia va sempre premiato e quest’uomo rappresenta un gruppo di persone che hanno reso un buon servizio a Margarita, fungendo da intermediari tra le più intransigenti forze militari e i cittadini, frustrati dalla crescente criminalità. Ricorderò per sempre quel sorriso amabile dietro il riflesso di un paio d’occhiali, così come ricorderò sempre Margarita, la mia isola, quel piccolo angolo di Caraibi che sorprendentemente, nonostante tutto, mi ha insegnato dove inizia la strada per rincorrere la felicità. Dove? Chiederete voi. Vi risponderò in modo semplice: là dove finisce tutto quello che avete sempre pensato essenziale. Improvvisamente vi rendete conto che ogni gesto non ha senso se non vi appaga e che la vita va avanti comunque, sia che siate pronti ad affrontarla oppure no.

 

Aurora e l’inno nazionale

 

Il 25 di questo mese si festeggia il trentacinquesimo anniversario del decreto che rese nel 1881 ‘Gloria la bravo pueblo’ l’inno nazionale di questo stato. Quando si parla di inno nazionale, la bocca si torce in uno sbadiglio spontaneo. Prometto che non vi annoierò oltre con la spiegazione dei suoi versi, né mi cimenterò in un excursus storico. Semplicemente voglio rendervi partecipi della musicalità e della bellezza dell’inno che a mio parere è davvero il più piacevole che abbia mai ascoltato. Il patriottismo qui è ancora un valore molto sentito. Aurora a malapena conosce quello italiano, ma sa perfettamente a memoria quello venezuelano, fin da quando era piccolissima, perché i bambini sono educati nelle scuole (sia pubbliche che private) all’osservanza dell’atto civico per eccellenza. Prima dell’inizio di ogni lezione alle 7.30 in punto, tutti gli studenti si preparano in ordine nel cortile con le mani raccolte dietro la schiena e cantano insieme prima l’inno nazionale e poi quello regionale. Proprio così! Qui ogni regione ha una canzone a sé dedicata. In questo video aveva da pochissimo compiuto i due anni. Godetevela! È uno spettacolo di tenerezza!

Chiudo con un simpatico episodio che si è verificato l’anno scorso, al rientro in Venezuela, dopo un breve soggiorno in Italia. Giunto al termine del suo lungo viaggio, l’aereo si stava preparando all’atterraggio a Caracas. In quei brevi istanti il tempo sembra fermarsi e il silenzio predomina, rendendo l’atmosfera carica di tensione. Tutto sembra sospeso in un intervallo che sembra infinito e ci si dispone in posizione eretta, con i muscoli addominali contratti. Qualcuno stringe la mano al proprio vicino, qualcun altro chiude gli occhi in attesa, altri si fanno il segno della croce o guardano fuori dal finestrino, fingendo indifferenza, ma tutti, proprio tutti, attendono la sollecitazione delle ruote dell’aereo in appoggio sul suolo. Quella volta non è stato diverso. Nell’esatto istante in cui le ruote dell’aereo si posavano su terra venezuelana, in mezzo al silenzio generale, con un tempismo inaspettato, ecco che sento la vocina di Aurora al mio fianco che urla con forza: “A las uno, a las dos y a las tres… Gloria la bravo pueblo que el yugo lanzo…”. Si è messa a cantare l’inno venezuelano a squarciagola!!! Vi lascio immaginare l’ilarità generale che ne è scaturita. Ovviamente sono scoppiati tutti quanti in una risata spontanea, quasi al limite della commozione e l’applauso, normalmente dedicato al pilota, questa volta era tutto per lei. Ho ricevuto una serie infinita di complimenti e ho fatto il pieno di soddisfazioni. In molti mi hanno anche concesso la loro benedizione di benvenuto! Che poi la crisi di questo stato sia andata peggiorando non credo sia dovuta a qualche maledizione. O forse invece, tra i molti che applaudivano, c’era qualcuno che dormiva…

Di seguito vi lascio i link per ascoltarne la versione ufficiale, sia di quello nazionale (Gloria al Bravo pueblo), sia di quello regionale (Gloria a Margarita). Buon anniversario di inno a tutti!!!

 

 

Porlamar (traducido por Ileana)

La capital económica de Margarita es Porlamar, una ciudad a pleno título. Aquí, sobre todo por la mañana, el tráfico es tan intenso que a veces te olvidas de estar en una isla. Mucha gente, en efecto, se desplaza justo hacia Porlamar para trabajar en las varias actividades comerciales: quien en autobús, algunos en su carro y hay quien va en moto. Difícil es ver en cambio a alguien en bicicleta, medio únicamente relegado a las fuerzas del orden urbano. A las 9 de la mañana las calles principales de Porlamar son un hormigueo único. A menudo alguien va con la radio a todo volumen y la música latina irrumpe con fuerza por la calle.

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Aquí el calor está muy intenso, sobre todo a partir de Mayo. Yo no quiero para nada el frío y considero los 30 grados de Margarita una verdadera bendición, también porque el viento siempre te garantiza el alivio de no sentirte nunca pegajosa por el sudor. Los locales, en cambio, prefieren el fresco, más bien, el frío total. Así, mientras das un paseo, te llegan oleadas de hielo del interior de las tiendas, dónde el aire condicionado no supera nunca los 15 grados. Cuando llegé a Margarita no entendía porque alguien vendía felpas y vestidos pesados en el Caribe: ¡ahora lo sé!

Fácil es encontrar a alguien que empuja un carrito lleno de fruta exótica, madura y de varías pintas que emana un perfume maravilloso. Si tienes la suerte de estar en la parte de arriba de un edificio, podrás gozar de un espectáculo de colores y formas increíbles, casi surreal.

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Los margariteños no son, generalmente, gente particularmente adinerada y tratan de ganarse como pueden el pan cotidiano. La mayor parte de ellos vive de la pesca y de lo que consigue. Siendo, en cambio, libre por ley la posibilidad de hacer el vendedor ambulante, a lo largo de la calle encuentras quien vende agua fresca, café y té negro, quién vende tizana y helados. Los más dichosos preparan un pequeño tarantin y sobre el banco exponen bisutería de cada tipo con perlas blancas y rosas, souvenirs con la inscripción “Margarita”, lentes para el sol, cd y dvd grabados y objetos de cualquier género.

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Luego, normalmente situado en una esquina de la calle, hay los que prefiero: los banquetes que preparan comidas típicas locales, predominando lo frito, y los que te hacen jugo de fruta natural y jugo de naranja de un sabor único. Mejor organizados se encuentran uno a lado de otro en la que aquí es definida como la ‘calle del hambre’ dónde la distribución de la comida dura hasta tarde noche.

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La sensación que se tiene, paseando por las calles, es encontrarse en una ciudad que, apenas surgida, tenía que ser una de las mas modernas, pero, ahora es vieja, sucia y descuidada. Las aceras están hechas de pequeños ladrillos rojos que están llenas de hoyos peligrosos y algunas tapas de las tanquillas han cedido con el tiempo, dejando vislumbrar la oscuridad de la profundidad a su interior. Los palos de la electricidad son un montón de hilos enredados de algún modo, a veces también a altura de hombre.

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En el centro antiguo dignos de relevancia son la plaza Bolívar, donde se erige la iglesia y dónde puedes encontrar los lustradores de zapatos: a cambio de una remuneración en dinero, quienquiera puede sentarse en sillas ligeramente elevadas, dónde un profesional limpia y lustra zapatos varios.

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Siempre en el centro hay la posibilidad de pasear por los Boulevard, calles de acceso puramente peatonal, dedicadas exclusivamente al comercio. Sobre ambos lados del Boulevard hay tiendas de cada género, predominantemente de propiedad árabe y china. Aquí el nivel de integración es decididamente alto: la tolerancia es joya de la corona de este pueblo y la convivencia civil no ha creado nunca problemas. Muchos edificios son ruinosos y desteñidos de la sal y del sol. Desplazados en posición central hay barrios en todo sitio, casas populares en monobloque destinados a las familias más pobres.

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Sin embargo, si observa Porlamar de la costa, es espectacular, sus inmuebles y rascacielos.

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Quien ha tenido el placer de venir a Margarita hace años, cuenta del verdadero paraíso que fue, bonita y rica. Hoy no resplandece como antes, pero tiene el poder de ejercer un atractivo particular sobre quien le permite conocerla a fondo. Quizás no vuelva jamás a brillar como en un tiempo, pero a mí me gusta creer que se recuperará. Tengo que creerlo! Porque el futuro todavía es todo que escribir y Margarita todavía tiene mucho que contar.

La isla

Parliamoci chiaro. Margarita non è la più bella isola dei Caraibi. Qualche anno fa era considerata una perla, ma la sua bellezza è stata a lungo trascurata. Trasandata e per certi versi sporca, Margarita sta diventando sempre più una meta proibitiva, frequentata per lo più dai venezuelani che popolano la terra ferma. Molte compagnie aeree hanno rinunciato a volare in Venezuela e Margarita è sempre meno facilmente raggiungibile. Dall’Italia ci si impiega tra scali e traversate aeree almeno 24 ore: non certo un viaggio leggero! Non è nemmeno un richiamo per i turisti affamati di cultura, tanto meno per quelli che chiedono una vacanza alla scoperta dei fondali corallini. Allora perché qualcuno dovrebbe optare per un viaggio a Margarita? Perché di quest’isola ci si innamora profondamente per il suo clima perennemente estivo ma ventilato; per la sua gente calda e istintiva; per la sua musica, che riecheggia nelle strade così come sulla spiaggia o nei locali; per i suoi colori vivaci e intensi; per i suoi profumi di frutta esotica appena tagliata o di platano e pasta fritta nei baracchini che costeggiano ogni via. Margarita offre paesaggi e scorci degni di lode, spiagge bianche e praticabili in ogni dove, acque energiche per gli amanti del surf e distese placide per le famiglie. Da Margarita partono voli  sicuri e decisamente convenienti verso mete ambitissime: Los Roques, per esempio, è a circa mezz’ora d’aereo da qui, ma anche Aruba o Grenada o Trinidad e Tobado. Margarita è una delle pochissime isole caraibiche non ancora ‘dollarizzate’. In questo momento la moneta locale (Bolivar) ha scarsa valuta rispetto all’€uro. Questo produce il vantaggio di un soggiorno a costi irrisori, dove il biglietto aereo è l’unica spesa rilevante. Puoi concederti il lusso di trascorrere un’intera giornata al mare, spendendo due soldi per sdraio e ombrellone; mangiare in un buon ristorante e soggiornare in hotel a prezzi stracciati; comprare scarpe di marca o abiti di lusso a bassissimo costo. Se ti piace il divertimento notturno, casinò e discoteche avranno sempre la porta aperta. Devi però attenerti a certe regole di sana prudenza e buon costume e ricordarti sempre che sei ospite in un paese lontano dal tuo. C’è chi dice che Margarita sia pericolosa. Per certi versi sì, lo è, come qualsiasi parte del mondo. Un vecchio proverbio dice ‘chi cerca trova’. A mio modo di vedere, se non vuoi qualcosa, stacci il più possibile lontano. Cosa significa? Che i ladri e i criminali esistono da sempre e, purtroppo, continueranno a esistere, ma se eviti di imbatterti in situazioni e in luoghi compromettenti, si abbassa notevolmente il rischio di incapparci. Margarita è l’isola felice di chi sa godere delle piccole cose e si lascia piacevolmente sorprendere dal fascino di un mondo senza tempo. Non è una terra perfetta esente da difetti, ma è come un bambino maldestro e capriccioso: quando sei a un passo dall’esasperazione, ti guarda con i suoi occhioni teneri e ti sorride. Il cuore ti si riempie di emozione e dimentichi ogni rancore. Ogni giorno è un buon giorno, se il tuo risveglio è a Margarita.

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