Sono un’aracnofobica senza speranza di guarigione.
“Ragno porta guadagno” dice qualcuno. Sarà per questo che nella vita non sono mai diventata ricca! La maggior parte della gente asserisce che non bisogna ucciderli e che il solo fatto di vederne uno porti belle notizie e molta fortuna. A me la sola vista incute orrore, altro che bella notizia! Sono così timorosa che non ho nemmeno il coraggio di ucciderli. In quell’istante divento così subdola da assoldare un killer che lo faccia al posto mio, con la minaccia di non varcare mai più la soglia della stanza in cui l’ho visto, a meno che non ne veda il cadavere scarnificato a terra. Non me ne vogliano gli amici del wwf, ma se fosse in mio potere, io godrei del loro totale sterminio.
In psicologia un’amica mi ha confessato che in realtà la paura del ragno è manifestazione di un rapporto sofferto con la propria madre. Potrebbe anche essere, ma in verità io non temo solo i ragni. Quello che davvero mi spaventa a morte sono quelle molteplici zampette che si muovono insieme e la mia fobia è direttamente proporzionale alla loro rapidità. Ho la pelle d’oca al solo descriverle!
Quando iniziava a prospettarsi decisiva la possibilità di un trasferimento a Margarita, ottenni un incontro con Adriano, un amico che abita qui da ormai quarant’anni. Su una pagina di quaderno a quadretti avevo stilato in ordine di importanza le domande che avrebbero determinato la definitività della questione. Al terzo posto c’era la sicurezza, al secondo la sanità e al primo – udite udite – la faccenda ragni! Non ridete di me! Solo chi teme questi terribili e mostruosi animali può capirmi! Come avrei mai potuto ambientarmi in un posto dove, per stare sicura, dovevo difendermi da zanzariere a baldacchino sul letto, per proteggermi dall’attacco di aracnidi dalle dimensioni di topi? Ben presto l’incubo più ricorrente divenne quello in cui io mi trovavo intrappolata in stanze con ragnatele giganti che, ad ogni mio passaggio, si rivelano nidi di ragni enormi, pronti a schizzarmi addosso da un momento all’altro. Quando mi svegliavo atterrita con la tachicardia, sfogavo ogni mio desiderio di smentire le mie paure con il consulto su internet. Non fatelo mai! Ogni volta che mi capita qualcosa io guardo su internet per sfamare la mia curiosità e, puntualmente, ci trovo le peggiori cose che si possano mai leggere. La prima volta che su google ho digitato “ragni a Margarita”, sono capitata in un forum in cui dei turisti scoraggiavano vivamente chiunque dal visitare l’isola, in particolare, per la presenza di serpenti enormi, scorpioni mostruosi e… ragni giganti! Non potevo crederci! Ero davvero capitata male! Fortunatamente Adriano ha smentito tutto quanto. Alla mia domanda, in un primo momento, ha replicato con un sorriso, poi, per tutta risposta, mi ha detto: “Ragni? A Margarita? Sono anni che non ne vedo uno e quei pochi che ci sono hanno le dimensioni di formichine! Piuttosto non devi avere paura delle cucarachas: tutto il Venezuela ne è pieno!”. In un secondo mi sono sgonfiata come un palloncino bucato da uno squarcio. Wow! Paura scongiurata!
Cucaracha, cucaracha… dove avevo già sentito quel nome? Alle orecchie mi sovvenne il ritmo di una canzone che menzionava proprio quelle parole: “ la cucaracha, la cucaracha…na na na…”. Non so per quale ragione, fino a quel momento, avevo creduto che l’oggetto della canzone fosse una qualche strana bibita frizzante. Comunque, anche in seguito alla spiegazione di Adriano, che mi disse che le cucarachas erano degli scarafaggi tipici del luogo, io riuscii a sentirmi molto più audace e ottimista. In fin dei conti uno scarafaggio, anche se con tante zampe, non poteva farmi più paura di un ragno!
Poi arrivo a Margarita e i primi giorni, in verità, vuoi perché stravolta dal lungo viaggio, vuoi perché presa da altre questioni, non me ne sono accorta subito. Una sera, camminando per strada, intravedo nel buio qualcosa che si muove a terra, avvicinandosi alla velocità del vento verso di me. Alla faccia di innocenti e innocui scarafaggi! Le cucarachas sono bacarozzi dalle dimensioni di piccoli ratti e, per di più, oltre ad essere fulminei, sono pure dotate di ali: volano! Riescono ad intrufolarsi in casa passando per chissà dove e, se non ti accorgi della loro presenza, l’indomani, con la luce del giorno, le trovi negli angoli più reconditi dell’appartamento, capovolte con le zampe pelosette all’aria che, ormai stremate, si muovono appena, sferrando l’aria alla ricerca di un appiglio per tornare in vita. La mattina, se non fosse perché sono palesemente riconoscibili, ti verrebbe da mettere in dubbio l’energia che sfoggiano di notte. Infatti, se ti imbatti in una cucaracha di notte e provi a catturarla, credetemi, è quasi impossibile. Nell’istante stesso in cui tu ti stai abbassando per prendere una ciabatta, lei ha già fatto due volte il giro dell’appartamento e ti guarda da dietro dicendoti: “Allora?! Che aspetti a farmi vedere quello di cui sei capace?”. Se, lanciando il primo oggetto che ti viene in mano, riesci incredibilmente a prenderla, ti sembra di aver buttato a terra un bicchiere pieno di gelatina. Credo potresti sentirti perfino un omicida, perché ti dà la sensazione di uccidere un animale, tanto è grossa!
Il mio peggior incontro con una cucaracha è stato un paio di settimane fa. Stavo spegnendo le ultime luci prima di andare a letto, quando, con la coda dell’occhio, ho intravisto qualcosa di veloce dirigersi verso il bagno. Allora mi sono sporta verso il corridoio e guarda un po’ chi ti vedo! Ovviamente lei aveva già fatto il giro di tutto il palazzo, mentre io, in uno slancio di eroismo, mi stavo impossessando dell’insetticida. Ero sicura che fosse in bagno, ma avevo paura ad aprire la porta, temendo uscisse, svolazzandomi addosso. Allora ho aperto la porta di qualche centimetro e ho guardato dentro. Cavoli! Dov’era finita? Non la vedevo più! Non può capitarmi di peggio, perché non potrei mai andare a letto sapendo che una cucaracha viva mi scorrazza lì vicino. Proprio mentre stavo richiudendo la porta del bagno ecco che mi accorgo che mi sta fissando minacciosa da sotto le mie gambe. Allora con un balzo mi scaravento all’indietro, urlando, e inizio a spargere nell’aria l’insetticida. Lei mi supera alla solita velocità supersonica e sgattaiola verso la porta d’ingresso. Io allungo un braccio verso di lei e spruzzo il disinfestante. Sembravo una marionetta parlante manovrata da un attore ubriaco. Con il braccio destro allungato tenevo premuto lo spray, con il sinistro cercavo il contatto col muro per sorreggermi, le gambe molli per la paura di un attacco nemico, gli occhi strabuzzanti che, attraverso il fumo del nebulizzatore, cercavano di vedere le zampette dell’animale in fase di resa, la gola che emetteva strani insensati versi di terrore. Imbarazzante. Non credo di essermi mai sentita tanto stupida! Almeno l’ho avuta vinta. Ho rischiato il ricovero per intossicazione da insetticida, però sono riuscita a sconfiggere il nemico. E pensare che quest’animaletto, a parte il suo aspetto, è assolutamente innocuo e che, spessissimo, è protagonista di divertenti cartoni animati per bambini. Chissà se anche le cucarachas portano fortuna e guadagno. Come al solito, sono schierata dalla parte sbagliata: mi toccherà ancora a lungo una vita da povera!
Accademia. Sala grande appena entravi sulla destra. Lezione serale, si balla hip hop. La nostra insegnante sorrideva sempre, dentro e fuori…eppure, qualcosa l’aveva distratta dal riscaldamento (risparmiando a noi il 150esimo squat), facendole spalancare a più non posso gli occhi. Una zanzara gigante (quelle con le zampe lunghe lunghe) è appoggiata su una foto appesa al muro. Soldato Ste è il prescelto per compiere lo zanzaricidio. Opera portata a termine con successo. Bene, possiamo riprendere con altrettanti 150 addominali. 🙂 <3
Ahahah! Fantastica Dany! Di quest’episodio mi ero scordata… Ho riso a crepapelle al rimembrarlo!! É proprio una fobia scritta nel dna! Ahahah!!